Chi offende l’ambiente distrugge se stesso ...

(di Alberto DE LUCA)


(fiume Crati)

Rasputin, il monaco “pazzo" della corte dei Romanov, guaritore e consigliere spirituale degli imperatori di Russia, sopravvissuto a un avvelenamento e morto annegato nel fiume dopo una serie di pestaggi, aveva profetizzato la fine dell’antico regime che avvenne dopo la sua cruenta uccisione.

Nei suoi scritti dichiarava che ogni volta che abbracciava lo Zar e i suoi familiari, era come se stringesse dei cadaveri e per questo pregava per tutti i Romanov perché su di loro stava calando l’ombra di una lunga eclissi.

Nelle sue parole non si poteva fare a meno di rabbrividire quando prediceva il futuro inquinamento delle acque: “I veleni abbracceranno la terra come un focoso amante. E nel mortale abbraccio, i cieli avranno l'alito della morte e le fonti non daranno più che acque amare e molte di queste acque saranno più tossiche del sangue marcio del serpente. Gli uomini moriranno di acqua e di aria, ma si dirà che sono morti di cuore e di reni”.

Parole di storia e di leggenda che hanno viaggiato, sotto gli occhi di tanti lettori e intere generazioni, fino ai nostri giorni, con contenuti sempre attuali, anche quando non si fa più riferimento a quel passato, ma a ciò che accade oggi nel mondo e all’ambiente moderno.

«Il Crati con i suoi 91 km è il fiume più lungo della Calabria, nasce sui monti della Sila e sfocia nel mar Ionio. Il principale affluente del Crati è il Mucone che sgorga nella Sila Grande e dopo aver attraversato parte dell’altopiano silano si riversa, lambendo il centro di Acri, nel fiume Crati».

Da alcuni accertamenti, effettuati dai militari della forestale di Acri, è emerso che le acque reflue urbane, confluenti negli impianti di depurazione “Macchia Tavola” e “Macchia dei Monaci” di Bisignano, non subivano alcun trattamento depurativo e venivano scaricate nel fiume Crati.

Lo stato di abbandono e la precarietà delle strutture di depurazione “hanno determinato il sequestro degli impianti comunali di Bisignano, le sanzioni amministrative previste dalla legge e la denuncia dei gestori dell’impianto”.

Qualche tempo fa, in un articolo pubblicato su una nota piattaforma digitale dell’informazione cosentina, si parlava anche di liquami “anomali” nel fiume Mucone, lungo l’alveo, al confine tra i comuni di Luzzi e di Bisignano.

Nel pezzo pubblicato il 13 agosto 2018, si faceva riferimento alle testimonianze di alcuni cittadini (anche politici e attivisti) che rammentavano da almeno sei o sette anni la presenza nel fiume Mucone di uno strano liquido schiumoso.  Inoltre, sempre nello scritto, si sollecitavano i sindaci di Luzzi e di Bisignano a prendere dei provvedimenti per difendere la salute e la sicurezza pubblica dei cittadini.

Il 16 ottobre 2018, dalle pagine di un altro importante giornale digitale locale, un deputato calabrese grillino sollecitava tutti gli organi di competenza a intensificare i controlli sul depuratore di Bisignano con particolare riferimento ai casi di inquinamento dei fiumi Mucone e Crati.

Nel pungente articolo si faceva riferimento anche al filone dell’inchiesta “Tempa Rossa” ossia alla tratta dei “rifiuti pericolosi che partivano dal centro Oli di Viggiano per Bisignano. Il 5 aprile 2016, le principali agenzie d’informazioni calabresi, battevano la notizia che la Procura di Potenza indagava in particolare su due anni, il 2013 e il 2014, nel corso dei quali migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi sarebbero arrivate nei due impianti calabresi di Gioia Tauro e di Bisignano che non avevano i mezzi per trattarle.

Sempre nello stesso articolo del 16 ottobre 2018, si menzionavano i controlli effettuati dall’Arpacal, sulle acque reflue del depuratore Mucone, del 26 agosto 2016 e quelle successive, del 16 ottobre 2017 e  il superamento dei valori delle sostanze inquinanti rispetto ai limiti previsti, in particolare quelli relativi all’azoto ammoniacale, ai tensioattivi e all’Escherichia Coli.

Inoltre, si faceva riferimento al fatto che a febbraio del 2018, “nonostante il contenzioso giuridico ancora esistente tra la Consuleco e il Comune di Bisignano, veniva presa a noleggio una parte dell’impianto di depurazione, della stessa Consuleco, che possedeva il depuratore privato, i cui reflui pretrattati finivano nel depuratore pubblico”. Una interrogazione rivolta al Ministro dell’ambiente dai parlamentari del M5S, richiedeva iniziative e normative per evitare che nella gestione degli impianti di depurazione ci fossero rischiose sovrapposizioni e conflitti di interesse, a discapito anche della conformità dei trattamenti depurativi.

Secondo un vecchio detto del senno di poi ne sono piene le fosse. Con il tempo si comprende sempre tutto, anche quando è troppo tardi e le cattive abitudini hanno determinato le conseguenze di cui parla la cronaca odierna. L’inquinamento delle acque naturali, causato non soltanto dal malfunzionamento dei depuratori, provoca conseguenze negative per l’ambiente e offende indistintamente tutti gli esseri viventi.

“Città con milioni di abitanti non troveranno le braccia sufficienti per seppellire i morti e molti paesi di campagna saranno cancellati. Nessuna medicina riuscirà a frenare la peste bianca. E quando nove uomini su dieci avranno il sangue marcio verrà gettata sulla terra la falce perché sarà giunto il tempo di ritornare a casa.”

Ancora una volta, le parole di Rasputin, non molto incoraggianti, risuonano come un ultimatum per i governatori moderni che con il loro potere offendono l’ambiente e per i cittadini ignari o che preferiscono il silenzio in cambio del quieto vivere.


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