(di Alberto DE LUCA)
Nel paese dove tutto accade, c’è bisogno necessariamente di apparire pur di non soccombere alle mancanze che non possono essere colmate? Ben vengano le manifestazioni di solidarietà, ma non sono più sufficienti a rispondere al grido di allarme che s’innalza fino a raggiungere anche le orecchie più sorde. Difendere la vita, contro ogni forma d’illegalità, è un dovere di tutti. “C’è da vergognarsi del male e non della verità”. La libertà delle persone che agiscono nella trasparenza e nella giustizia deve smuovere la coscienza di chi ha responsabilità contro ogni forma di menzogna e di corruzione.
Non è accettabile che la vita si svolga in una bolla d’aria mentre si sprofonda nell’acqua torbida di un mondo spietato. È difficile venir fuori in modo lucido e senza compromessi da un mondo fatto d’intrighi, di affari equivoci e di situazioni imbrogliate. Un fosso malsano che trasmette angoscia non può considerarsi il centro del mondo. Chi cerca di uscire dal pantano, finisce per sprofondare nell’abisso di un potere risucchiante e negativo, che incombe, che ostacola, che ristagna, che priva della libertà e che impedisce anche la vita.
A Bisignano non ci possono più essere mezze misure. È urgente riaffermare il diritto alla vita ed è necessario schierarsi dalla parte della legalità. Non c’è più tempo da perdere: “Le famiglie, la scuola, la chiesa e tutte le istituzioni, hanno l’obbligo di diffondere la perentoria verità, di rifiutare i compromessi offerti dalla menzogna, di vigilare sull’intera comunità per evitare accadimenti infausti o irreparabili”.
Quando in una comunità c’è la netta sensazione che qualcosa mette a rischio l’esistenza e l’integrità biologica delle persone, le istituzioni competenti hanno l’obbligo di aggredire gli eventi negativi, ricorrendo a tutti gli specifici meccanismi di difesa e allontanando l’oggetto della paura che blocca la libertà dei cittadini. I rappresentanti della libertà e della legalità di una specifica collettività hanno il dovere di raccogliere sotto la loro giurisdizione tutti i cittadini e specialmente nei momenti di confusione o di pericolo.
A Bisignano l’emozione primaria di difesa, provocata da situazioni di pericolo, non deve penalizzare le persone oneste che sono di numero superiore a quelle disoneste. Tutto è possibile a chi non ha paura e pone la propria fiducia nelle istituzioni di controllo e vigilanza. Difronte a eventi gravi e di natura avversa, si ha l’obbligo di richiamare l’attenzione dei cittadini su ciò che accade sul territorio per non procurare altri danni alla comunità. Un popolo informato di ciò che succede nel luogo in cui risiede può difendersi con maggiore consapevolezza da chi mediante la malvagità delle proprie azioni tende a limitare la libertà, a occultare la verità e a spegnere la vita.
Debellare “il malaffare” è obbligatorio, poiché senza legalità non c’è progresso civile. “Il lavoro legale, retribuito e garantito da contratti regolari, favorisce lo sviluppo in tutti i settori della produzione, innalzando il valore economico e sostenendo i consumi che attraggono nuovi investimenti e capitali”. Un mondo ricco e benestante fa gola a tutti, mentre una pozza di acqua sporca soffoca e uccide.
A Bisignano, chi s’indigna e denuncia è isolato e disprezzato. L’illegalità si nutre di povertà, di famiglie in difficoltà, di disoccupati, di soggetti che non studiano, che non lavorano, che diventano vittime di un sistema con la promessa di “soldi facili e meritocrazia”.
I manovali dell’illegalità sanno che la possibilità di guadagno è sempre garantita, più soldi portano all’organizzazione, maggiore è il potere che acquisiscono all’interno del gruppo malavitoso. Pochi sono i soggetti veramente consapevoli dei rischi che comporta praticare un’attività illecita. Molti, specialmente giovani, sottovalutano la pericolosità che incombe sulla loro vita una volta entrati nel sistema, strutturato come una trappola per cimici, dalla pancia larga e con il collo stretto.
Per questo, certe distorsioni sociali andrebbero bloccate sul nascere e in un paese normale atteggiamenti del genere dovrebbero essere comuni, avere una matrice popolare di denuncia, e invece non è così, poiché per i vari motivi, si preferisce il silenzio o addirittura si cade nel groviglio dell’illecito dal quale poi è difficile uscire.