Terra Bruciata. Sceneggiata surreale di provincia

(di Giovanni VUONO)


Il sindaco della città è sempre stato attento ai bisogni e alle richieste dei suoi concittadini. Il consenso politico è la sua mania e lo ricerca in ogni occasione.

Quando qualcuno lo approccia, ancora prima che l’interlocutore inizi a parlare lui scandisce un perentorio “Sì”! Non conosce le lingue straniere ma la parola sì è capace di dirla correttamente persino in aramaico. A volte questi sì gli escono a grappolo, in numero di quattro o cinque insieme. Il suo record personale è di ben dodici sì, senza respirare!

Ma sono promesse vane che non verranno mai mantenute. Si potrebbero chiamare promesse da marinaio ma il povero non sa nemmeno nuotare e con l’acqua non ha esattamente un bel rapporto. Anche in campagna elettorale aveva promesso che avrebbe risolto l’annoso problema idrico della città ma come al solito, niente di fatto.

A proposito di acqua. Questa è proprio una storia di acqua ma anche di fuoco. Poiché quest’altro elemento, durante la calura estiva, è una minaccia costante specie se l’immancabile delinquente/imbecille di turno, si diverte ad appiccarlo mettendo a repentaglio la vita altrui.

Il giovane sindaco lo sa bene ma, oberato da tanti impegni, gli capita di scordare di ordinare il necessario taglio di erba rinsecchita e la pulitura da sterpaglia e rifiuti combustibili che si accumulano abbondanti a ridosso delle strade e che possono essere gioco facile e invitante per il maledetto piromane. Però pare e dicasi pare, avesse l’intenzione di predisporre un servizio di sorveglianza video addirittura ricorrendo a un costante monitoraggio con l’utilizzo di droni.

E già, ci vogliono strumenti moderni per soluzioni moderne.

Ma intanto lui stesso a cavalcioni della sua moto si occupa di questo servizio di sorveglianza e percorre su e giù con motivata ostinazione gli stretti vicoli della città e le sperdute stradine sterrate di campagna. Ah, quante volte ha rischiato scivoloni e cadute con quelle due ruote che non padroneggia al meglio. Ma gli va riconosciuto un plauso per la determinazione e l’insistenza.

Ogni tanto si ferma. Giù il cavalletto, via il casco. E osserva beato il verde panorama circostante.

“Toh, che strano, un albero di fichi!” E che, forse ti aspettavi un baobab o una sequoia?

Nell’estasiata meraviglia, tende la pargoletta mano a raccogliere un bel corposo frutto che sembra gli dica “Mangiami”.

Lo afferra e con vogliosa voracità lo addenta frugando in quella succosa fonte di piacere che nella declinazione al femminile chissà da quanto tempo gli manca o non l’assaggia.

Quell’estasi semi-orgasmatica però è bruscamente interrotta dal trillo del cellulare.

Una voce concitata e allarmata lo scuote. “Sindaco, è scoppiato un incendio nel vallone della città e minaccia le case a ridosso del tuo quartiere. La gente si sta adoperando e sta facendo il possibile ma c’è tanta paura…”

E lui composto e compassato “Calma! Calma! Chiamate i Pompieri, i Carabinieri, la Polizia Municipale e allertate la Protezione Civile. Adesso arrivo io…”

Dall’altra parte del telefono cala improvviso un silenzio tombale. Nel terminare la telefonata, un attimo prima del clic, si percepisce a malapena la stessa voce di prima ancor più terrorizzata “Oddio! Ha detto che viene lui…”.

Inforcata la moto e con l’immancabile rischio della caduta, parte a razzo. Inizia per lui un Moto GP in piena regola. Tutto ingobbito su manubrio e serbatoio sfreccia davanti alle tante persone riversate in strada che osservano impotenti le nuvole di fumo e qualche fiammata che si alza e si vede chiara anche a grande distanza. Qualcuno si fa il segno della croce e invoca l’intercessione del Santo il cui Santuario è minacciato perché situato proprio sul promontorio che sovrasta il vallone infuocato.

Il nostro eroe non indugia, è senza macchia e senza paura. Non si distrae nella impegnativa guida. Abborda spericolato ogni curva per arrivare prima possibile al traguardo.

E finalmente eccolo a destinazione. Quasi si meraviglia che dopo la folle corsa nessuno sventoli la bandiera a scacchi.

Incurante e forse deluso della mancata adeguata accoglienza, blocca la moto nella cunetta e a malapena risponde al rispettoso saluto di qualcuno che si sta prodigando lì attorno.

Una rapida occhiata ed è subito operativo. Fa e disfa e girando e rigirando impartisce ordini perentori.

“Quella macchina qua devi metterla là”.

“Quella macchina là devi metterla là”.

“C’è da spostare una macchina? Che macchina? È un diesel?”

Pare uno scalmanato Francesco Salvi sul palco del Festival di Sanremo. 

Dall’alto piazzale panoramico, un folto gruppo di persone guarda il propagarsi dell’incendio ma è attratto dalla scena che vede l’intraprendente sindaco protagonista. Un tal personaggio, com’è logico che sia, divide. Qualcuno è pro, qualcuno è contro e i commenti ad alta voce trasportati dal vento arrivano fino a giù.

“Guardate quell’imbecille di sindaco che si dimena come un forsennato!”.

“Guardate, abbiamo un sindaco che sa fare tutto, anche il vigile!”.

Preso com’è dalla situazione non si cura della voce di popolo. Si rimette in sella alla sua moto e via di nuovo su e giù per i punti strategici dove sembra che il fuoco si possa controllare. Se trova qualcuno che gli dà corda rimane un po’. Se qualche sfacciato gli urla di levarsi di torno, non replica e riparte veloce.

Eccolo ora nel punto cruciale. Qui il pericolo sembra passato però si vedono i tanti danni. Gli operatori antincendio hanno fatto un lavoraccio ma hanno bloccato il fuoco prima che arrivasse alle case. Lui non risparmia complimenti e abbozza anche qualche sorriso compiaciuto.

“Abbiamo fatto un buon lavoro qui”.

Il pensiero sorge spontaneo nella mente di molti. Abbiamo? E tu che cazzo hai fatto? 

Il comandante dei Vigili del Fuoco, tutto sudato e con la faccia annerita gli si fa di presso e quasi lo trascina verso una colonnina idrante.

“Sindaco, abbiamo svuotato l’autobotte e siamo senz’acqua ma queste colonnine non spillano una goccia, che ci stanno a fare, sono per bellezza?”

“E già” risponde serafico “Purtroppo non sono collegate alla rete e comunque da qualche tempo siamo in emergenza idrica”.

“Vabbè, abbiamo bisogno di rifornirci. Dove lo facciamo, al fiume?” L’esperto pompiere non vuole perdere tempo prezioso.

Il sindaco interpreta giustamente l’urgenza. “Di solito si fa al fiume ma io abito proprio qua vicino e se va bene possiamo farlo a casa mia. Intanto faccio una telefonata che avviso, così i miei predispongono. Poi prendo la moto e voi seguitemi”.

Un attimo di perplessa esitazione. Il pompiere anche se confuso si dirige di buon grado verso il camion cisterna e non ha modo di ascoltare la telefonata del sindaco.

“Ciao Mamma, no, non mi sto divertendo, ora vengo a casa con i pompieri che hanno bisogno d’acqua”.

La mamma è sempre la mamma. E quella mamma capisce tutto al volo e sa quando è il momento di essere complice per far fare bella figura al figlio.

“Ma gioia, che se ne fanno dell’acqua…? Non è meglio una bella birra, un’aranciata, una coca cola o qualcos’altro di fresco? Con questo caldo…”

“Ma mamma! L’acqua serve ai pompieri per spegnere l’incendio!”

“Ah ho capito! E allora vedi che nel garage ci sono due confezioni grandi che ho comprato al Lidl stamattina che erano pure in offerta!”

Sindaco e camion cisterna arrivano sul piazzale della villa. Anche l’elicottero vi atterra avvisato dal previdente comandante dei Vigili del Fuoco.

L’intraprendente primo cittadino senza indugiare si fionda nel garage e con l’immaginabile sorpresa di tutti torna fuori trascinandosi le due pesanti confezioni d’acqua: sei bottiglie più sei, ognuna di due litri, totale ventiquattro litri.

Tutti si guardano tra loro.

È a quel punto che il pilota dell’elicottero, con cinematografica espressività e con forte accento napoletano tipo Totò o Troisi esclama.

“Guaglio’ a vu fa ‘na bella cosa? O viri o secchiello che uso io per spegnere il fuoco? Mettiti dentro che ti trasporto sul fuoco e quando ci siamo proprio sopra tu svuoti le bottiglie! Se per caso, ma proprio per caso, non dovessero bastare allora comincia a sputare sul fuoco cercando di colpire bene. Anzi, O vu’ sape’ che devi fare prima? Va inta ‘a casa toia, o tieni nu’ specchio no? Ti ci metti davanti e ti sputi in faccia accussì fai nu’ poco ‘i trainìng, nu poco ‘i allenamento. Sto’ Sfaccimma!”


 

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