(di Rosario LOMBARDO)
Io non m’indigno a comando o a prescindere, in forza del mio ultimo voto o del prossimo da esperire, della scia da seguire o della primazia, dei miei sogni infranti o del mio cuore affranto. Ognuno s’indigna a proprio modo, per quel che può e come può. Io m’indigno anzi m’incazzo, spesso e volentieri, appena varcato l’uscio di casa, conscio del fatto che la politica non sia dalla mia parte perché occupata poeticamente a dividersi su diritti e principi oppure più prosaicamente intenta a spartirsi i proventi di una riffa sempre più misera.