(di Rosario LOMBARDO)
Tutto ti annoia. Niente ti appassiona sinceramente. Segui tutto distrattamente. La politica men che meno. La centralità delle televisioni nel dibattito pubblico nazional-popolare però non ti sfugge. Non si prescinde dalle televisioni e da tutte le loro estrinsecazioni possibili e (in)immaginabili. Beninteso, televisioni nazionali. Rai o private nessuna differenza. Una semplice affermazione, fuori dalle riga, di qualsivoglia opinion leader o pincopallino qualsiasi, è più che sufficiente perché il fall out colpisca indiscriminatamente la coscienza collettiva di un’intera popolazione pronta ad indignarsi o ad approvare, schierandosi pro o contro, in un'insensata ed inconcludente corsa a chi ha ragione e chi ha torto. La Calabria non si sottrae a questa regola, anzi. Il bailamme scatenato dalla recente affermazione di Augias sulla Calabria terra perduta e i calabresi irrecuperabili ne è solo un esempio. L’intero circo mediatico calabro si è scatenato, non disdegnando ma incoraggiando, direttamente ed indirettamente, il fatto che dall’inclita al colto ognuno potesse dire la sua. È la democrazia dei social, direbbe qualcuno. …Ma nel frattempo, poco più di due lustri dopo, quel qualcuno è riuscito a spiegarlo a Venditti, perché Dio ha fatto la Calabria? E se fosse solo marketing? Non importa che si vada a caccia di voti o di acquirenti dell’ultimo libro o oggetto in promozione, l’importante è veicolare il messaggio nel modo più efficace, per imporre la propria presenza sul mercato.