Non si può governare con la sola maggioranza

(di Alberto DE LUCA)


L’errore che la maggior parte degli elettori commette, subito dopo aver espresso il proprio voto e conosciuto il risultato finale delle elezioni, è quello di separarsi dalla politica partecipata e delegare il paese alle decisioni amministrative dei soli rappresentanti eletti.

La partecipazione alla politica da parte dei cittadini, dura il tempo della campagna elettorale, fino alla fine della stagione dei comizi e ai festeggiamenti in cui si celebrano i vincitori. Dopo, negli elettori, si assiste a un comportamento di allontanamento da tutti quei processi decisionali che riguardano il loro futuro e quello del paese.

Un’altra abitudine sbagliata che contraddistingue il comportamento dei cittadini dopo il voto è di restringere il campo alla sola maggioranza di governo e ignorare quasi completamente il ruolo ricevuto dalle altre compagini elettorali che hanno conquistato ugualmente i loro seggi nelle fila dell’opposizione.

Altra mancanza, nella partecipazione alla vita politica da parte dei cittadini, riguarda lo scioglimento o la messa in stand by di buona parte dei comitati attivisti e dei gruppi d’impegno preelettorale che cessano repentinamente la loro attività, subito dopo le elezioni, delegando tutte le loro attese al nuovo Governo che da solo dovrà provvedere alle riforme, agli interventi, alle operazioni d’ingegneria politica, per rispondere alle esigenze dei cittadini.

La conseguenza più immediata della “distrazione partecipata” alla vita politica, per effetto di un periodo di rinuncia alla partecipazione attiva e collettiva del paese, dopo il voto e prolungata fino alla successiva tornata elettorale, è la creazione di tutti i presupposti per restare ostaggi dei poteri forti, di chi approfitta anche delle maggioranze di governo per fare i propri interessi e realizzare grandi progetti anche quelli meno nobili.

Anche a Bisignano, occorre una seria presa di coscienza e un ritorno immediato all’interesse partecipato tout court per non delegare più la politica e le sue decisioni ai soli rappresentanti eletti e soprattutto impedire, a certuni sistemi organizzati, di appropriarsi del voto popolare che ha scelto in base alle proprie esigenze e non per realizzare opere riguardanti gli interessi di gruppi influenti che spadroneggiano sul territorio.

In una comunità dove la politica partecipata smette anche per un solo istante di praticare la sua attività e delega esclusivamente ad altri il proprio interesse, “orientando tutto verso il potere e l’avidità personale”, i bisogni dei cittadini non occupano più il primo posto nell’agenda istituzionale, ma l’ultimo.

Senza la partecipazione attiva dei cittadini al governo del paese, attraverso la vicinanza quotidiana ai propri rappresentanti, anche le menti più illuminate, le coscienze superiori ad assumere su di se il compito di condurre la collettività, non sono più i migliori, poiché “tendono a perdere la loro incorruttibilità di fronte al potere e addirittura cercano una strada per realizzare se stessi, creando guasti notevoli sulla vita comune”.

Restare vicini ai propri rappresentanti eletti, anche dopo le elezioni, attivamente presenti con indicazioni e strategie da offrire in ogni circostanza, mediante gruppi di cittadini che vigilano sul territorio, da non confondere con esperienze di autogoverno della comunità, allontana la politica dallo stato di corruzione, condizione altrimenti inevitabile e causa principale del crescente sentimento di “indifferenza e disaffezione dei cittadini verso le vicende della politica e del governo della polis”.


 

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