A Carlo lo conoscevano in tanti

(di Alberto DE LUCA)

Sono trascorsi molti anni da quando andavo a comprare la ceramica nel luogo in cui lavorava. Era un tipo taciturno, impegnato sempre nel suo lavoro, un uomo alto e di forte presenza che però quando si fermava a parlare con i clienti era gentile e paziente. Io almeno lo ricordo così, una persona riservata e rispettosa della sfera altrui.

Di lui avevo dimenticato anche il nome, ma mai la sua presenza che negli ultimi anni di questa maledetta pandemia rivedevo spesso intorno alla Piazza centrale del paese. Lui, al contrario di me, il mio nome lo ricordava benissimo e ogni qual volta lo incontravo per strada mi chiamava di nome e il suo saluto vi assicuro era sincero. Non ho mai avuto l’impressione che lui salutasse così tanto per dire. Portava sempre i capelli lunghi quasi a protezione non tanto della sua faccia quanto della sua espressione che uno non riusciva mai a percepire se cupa o felice.

Carlo era per me una persona semplice, così l’ho conosciuto da quelle poche volte che ho scherzato con il suo collega di lavoro Eugenio nonché mio amico e compagno all’Istituto Statale d’Arte di Luzzi. Certo, ricordi lontani che risalgono a qualche decennio addietro, ma sempre vivi nella mente in quanto momenti veri e autentici. Mi ricordo benissimo dei giorni in cui andavo a trovarli alla bottega della ceramica.

Lui sempre in giro e silenzioso all’interno del piccolo stabilimento, il signore più anziano al tornio vicino all’ingresso e Eugenio dietro a un separé di scaffali seduto sempre alla sua postazione a decorare la ceramica. In quei momenti ho sempre trovato armonia fra tutti. Quando entravo in negozio a chiedere qualche oggetto nuovo in ceramica, trovavo Carlo fuori o vicino al forno oppure in giro nel laboratorio sempre intento a lavorare fra quegli oggetti in creta e terracotta spesso ancora caldi.

Oggi che non è più tra noi, ripenso a quella voce pacata che mi salutava da lontano, pronunciando il mio nome e continuando sempre nella direzione della sua camminata. Ciao amico mio di un tempo ormai trascorso, mi mancherai, e grazie per quel poco di tempo che mi hai concesso in cui forse io ero troppo distratto per fermarmi a parlare di vita con te.


 

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