La pandemia era già nelle parole stracotte al sole

(di Alberto DE LUCA)


Vicino al bidone della spazzatura, in Piazza Santo Stefano, nel comune di Bisignano, ho ritrovato la prima pagina della Gazzetta del Sud di mercoledì 22 gennaio 2020. Nelle parole stracotte al sole si legge testualmente: “Il paziente, ricoverato per polmonite nello stato di Washinton, era stato di recente a Wuhan”. “La preoccupazione cresce dopo che gli esperti della salute cinese hanno confermato che il virus è trasferibile da uomo a uomo”.

“L’Europa ha innalzato da basso a moderato il rischio dell’arrivo del Virus”. La pagina di cronaca, ormai passata alla storia, già segnava gli albori di una pandemia che avrebbe riguardato tutti. Da quel giorno i casi accertati in Cina sono diventati centinaia di migliaia senza calcolare il numero dei morti.

Oggi, in Italia, tra contagiati e vittime, il coronavirus ha stretto il paese in una morsa asfissiante. Adesso non ci resta che compilare l’autocertificazione come previsto dalle misure di contenimento del contagio e giustificare ogni eventuale spostamento. Questa mattina sono diretto allo studio del medico di famiglia. Al mio arrivo la sala d’attesa è vuota e dalla porta dello studio si intravede “l’angelo custode” cui tante volte mi sono affidato per curare la mia salute e quella dei miei cari. Anche in questa emergenza sanitaria che ha cambiato le nostre abitudini e il corso della storia, il medico curante è seduto alla sua scrivania in prima linea contro la malattia e per rassicurare i pazienti in un momento di smarrimento generale che ha gettato il mondo nel caos e nell’angoscia. Un eroe che combatte contro un nemico che non si conosce.

All’uscita, prima di congedarmi dalla velocissima visita ambulatoriale, risaluto da lontano colui il quale si è sempre preso cura dei bisignanesi in maniera scrupolosa anche quando la salute lo ha messo quasi in condizione di non poter più curare i suoi tanti pazienti. Nel raggiungere il parcheggio in piazza del Popolo penso a quanto siamo diventati fragili. In questo momento tragico, il timore per il futuro dimora anche nell’animo degli invincibili e a causa di un nemico potenzialmente letale che continua quotidianamente a contagiare le sue vittime.

Lungo il cammino per le vie del paese non incontro nessuno neppure le persone che di solito sostano nei dintorni delle loro attività. In questo momento le saracinesche sono abbassate come in un giorno di lutto cittadino. Nei vicoli del centro storico di un giorno assolato si ode solamente il fischio del vento che dalla valle del Crati risale fino in collina e s’infrange sugli usci chiusi delle abitazioni. Poco fuori dal paese, al negozio di generi alimentari c’è movimento come negli altri giorni. Qualche giovanotto entra senza curarsi di ciò che gli accade intorno. Anche alcuni addetti ai lavori hanno cestinato i supporti di protezione improvvisati che nei primi giorni dell’Ordinanza avevano sostituito le introvabili mascherine omologate.

L’idea che le protezioni ormai non servono a nulla rivela tutta la rassegnazione e la tensione di questi giorni sconvolgenti. I dipendenti delle attività che garantiscono ancora il fondamentale servizio ai cittadini per l’approvvigionamento dei beni di prima necessità sono allo stremo delle forze e umanamente preoccupati per il potenziale contagio. Tuttavia, non possiamo accettare di continuare a mantenere chiuse le altre attività commerciali per contenere la diffusione del Coronavirus se nei luoghi ancora aperti al pubblico l’inosservanza delle regole potrebbe diffondere ugualmente la malattia.

Chi ha il compito di controllare deve farlo anche senza elevare multe che potrebbero essere sostituite, almeno in un primo momento, da un’autorevole intimazione a rispettare le normative vigenti. Obbligare ognuno a osservare scrupolosamente l’Ordinanza, compresi gli operatori delle attività commerciali più recalcitranti e imporre categoricamente l’osservazione delle regole igieniche di base in tutte le attività ancora in funzione, equivale a un principio di civiltà e di responsabilità civile. Nel parcheggio del negozio di campagna un signore appunta scherzosamente il proprietario che in questi giorni ha quintuplicato il suo incasso, ma ai cittadini questo non deve interessare poiché anche gli operatori dei supermercati combattono contro un nemico astioso e mortale.

I negozi di primaria necessità non possono fermarsi ma devono rispettare tutte le regole come già in tanti stanno facendo e con molti sacrifici anche economici. Infatti, non è accettabile che i prodotti per la disinfezione straordinaria di questi giorni debbano pesare anche sulle casse delle attività come purtroppo sta già avvenendo.

Tuttavia il problema da superare è quello di avere ognuno a disposizione i supporti necessari alla protezione della propria salute e ciò non deve riguardare solamente i luoghi della spesa ma anche gli studi medici, le farmacie e i tanti operatori impegnati nel garantire il servizio d’ordine e di sicurezza.


 

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