Cura ‘i liuni o capa ‘i lucerta. Furbettizia a parte

(di Rosario LOMBARDO)


(panorama paese)

Ci vuole poco per convincersi della bontà delle proprie idee, delle proprie ragioni, di averci visto giusto fin dall'inizio. Un nulla. Quasi per dispetto. Nella tranquilla monotonia dello zapping postprandiale. Maledicendo il digitale e tutti i suoi canali e la tua idiosincrasia e/o reticenza per il locale. Ti fermi, incredulo anzichenò. Uno sbadiglio,n’annazzicata, una bella grattatina e una stropicciatina ai tuoi occhietti belli. Una pièce teatrale improbabile, di quelle dialettali, con attori improbabili ma fiduciosi nei propri mezzi, forse pure troppo. Da risultare tutto artificioso o artefatto, inverosimile. Un alterco, un diverbio, quasi un duello. L'inquadratura che coglie l'espressione di un volto per volta. Lo sguardo truce, la salivazione azzerata, il labbro tremulo. Livore, rancore o cos'altro? Qualcosa di personale, forse. Di gelosamente salvaguardato eppure manifestamente tradito. Che attori, cribbio! No, che non è possibile. Quanto mai! Macché Danny De Vito e Gérard Depardieu del secchio! Hai le traveggole o forse non ci vedi bene? …Mettiti gli occhiali, mettiti! In effetti, con gli occhiali, è tutta un'altra visione. Puoi ben dirlo: è solo il consiglio comunale di Bisignano!

Di sketch in sketch, il consiglio comunale in salsa visignanisi, negli ultimi decenni, ha rilevato e rivelato la mera natura e vera essenza della politica locale, condannandosi all’assoluta inconsistenza ed irrilevanza. Non si contano gli exploit e i quadretti edificanti, ruospi ‘i gnuciri e fili da torcere, panni da lavare in famiglia e/o stendere in pubblica piazza, nuci a fari strusciu. Grugniti, ruggiti e squittii. Scuorni, cauci all’aria, malanovi, arrassi sia.

A colpo d’occhio ad accorgerti di distanze, reticenze, esal(t)azioni spropositate e esclamazioni fuori dai gangheri, buoni propositi da tradire e repetita iuvant ad abundantiam. Ad ogni stagione i suoi guitti ed i suoi guizzi, le sue maggioranze più o meno traballanti e i suoi balli da balera o da cafè chantant, i suoi giri di valzer, le sue quadriglie, le sue maldicenze, le sue manfrine e le sue rovine. E per quanto il consiglio comunale sia attualmente composto prevalentemente da matricole e qualche habitué matricolato per vocazione, e per quanto il tasso di scolarizzazione della quasi totalità dei consiglieri tocchi e sovrasti le alte sfere dello scibile, le buone e vecchie consuetudini a non temere smentita e scacco. La maggioranza uscita dalle ultime consultazioni elettorali amministrative, del resto, mostra tutti i vizi e le virtù della bisignanesità, giustapposti ed inscatolati nella comfort zone di una lista civica senza anima e identità, erede in tutto e per tutto di quella lista civica, a trumma, di antesignana memoria. Alla ricerca di una ritrovata pacificazione sociale, di un riallineamento millimetrico fra familias che (si) contano e interessi più meno manifest(at)i da coccolare. Altroché energia per il cambiamento!

Non solo il viale Roma non è più l'arena della politica locale ma anche il consiglio comunale è solo un rito stanco e sempre più saltuario di una democrazia di facciata, alla ricerca di una vetrina, di un’edicola votiva, di un abbaglio per animi puri, acchiappanuvole, vuccapierti. Che fine hanno fatto i pugni alzati al cielo? Dov’è l’eco di quella carezza in un pugno di un improbabile “Celentano”? Che fine ha fatto el pueblo unido che jamás será vencido? E stato solo un sogno a occhi chiusi o una pia illusione da accarezzare per prendere sonno?

A quasi due anni dalle scorse elezioni amministrative il quadro politico bisignanese appare desolante. Ad una maggioranza litigiosa e che perde pezzi va sommato una frammentazione politica senza eguali. Se la politica nazionale sconfessa e tradisce quotidianamente il cambiamento, la politica locale promuove e consolida senza inibizioni le vecchie tradizioni. Troppi appetiti. Troppi suggeritori. Troppi spin doctor. Troppi referenti. Troppe deferenze. Troppe singolarità. Troppi orfani di una sinistra invocata, titillata, miraggio e/o oltraggio, aspirazione, cospirazione, costipazione palingenetica.

A volte si ha la sensazione di vivere in più dimensioni parallele, e che la percezione della realtà suggerisca o dichiari che il potere reale, concreto, spicciolo abiti altrove. Idea più volte suffragata, nel corso degli anni, da lettere autografe e firmate e presumibilmente ben informate sui fatti (anonime per i lettori), inviate al sito d’informazioneIacchitè, e che aldilà della veridicità dei fatti raccontati, avvalorano, non solo, l’idea di un potere che non sempre agisce alla luce del sole, ma anche l’esistenza di più forze che si combattono, non certo solo per ragioni di rivalse e rancori personali o trionfo del bene della giustizia. Non c’era bisogno d’una conferenza stampa degli assessori defenestrati per mettere in chiaro, coram populo, il permanere della fedeltà all’opera dei pupi.

In molti ci si continua ad illudere che il cambiamento in politica passa per il ricambio (generazionale) dei membri eletti nei consessi istituzionali, quando i ras della politica calabrese (a sinistra come a destra) continuano rimanere al loro posto dettando legge e tessendo i fili e tenendo le fila. E se i pentastellati si stanno ritagliando il ruolo di foglia di fico di un sistema marcio, l’antagonismo di sinistra, spesso e volentieri, ha finito per essere solo un sostegno per la politica predatoria del Pd in tutte le sue incarnazioni ed incrostazioni (basti pensare alla storia calabrese del PRC).

Alla luce  delle ultime vicende, c’è da chiedersi se la politica, l’amministrazione, e la società visignanisi sapranno reagire ed interrogarsi sulla loro condanna all’irrilevanza e alla sudditanza e se un'altra politica è possibile. 


 

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